Il dolore di essere umano

cross scene

Gesù era crocifisso e in quell’istante di solitudine disperata, il dolore di essere umano straripò come un fiume in piena:
“Dio perché mi hai abbandonato!!”

Io sono ateo, non un buon cristiano però spero, o mi illudo, che l’uomo moderno ritrovi il coraggio di svelare la propria paura e rivolgersi a Dio, a un qualsiasi Dio: un Dio cristiano, un Dio ateo, un Dio di altre religioni, un Dio del trascendente, un Dio politico, intellettuale o semplicemente un Dio che esiste in tutti noi. Perché ognuno di noi ha una coscienza, e quando è solo in una stanza, non può mentire a se stesso.

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Niente di nuovo

Dipinto a olio con uomo solitario. La solitudine dell'uomo nella modernità. di Francis Bacon.

Studio per un ritratto. Francis Bacon.

Amore scusami… sono in anticipo: mi potrai perdonare? Scusami, non ti arrabbiare, ma non è colpa mia: il fatto è che non ho trovato traffico… Lo so, sei anche preoccupata delle radiazioni atomiche ma ti prometto che la prossima volta cercherò di arrivare in ritardo!

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I miei capelli

foto divertente bambino piccolo wallpaper per racconto I miei capelli di Danilo Reschigna

Io ho due anni e mezzo, io quando diventerò cinque anni e mezzo sarò un grande, io mi dicono sempre di stare zitto. Stamattina la mia mamma non c’era: tutti mi hanno detto che ha dovuto, anche se non voleva, fare un lunghissimo viaggio. Io ho subito pensato che non poteva andare tanto lontano perché ci sono pochi soldi e il biglietto del tram è aumentato e poi la mia mamma non ha la patente e non avendo la patente non è capace di guidare la macchina.

Un gran ciccione, vestito tutto dal buio, ha appiccicato la ciccia della sua manona sulla mia testolina e quando la sua manona ha fatto ciaf ciaf sopra i miei capelli, lui mi ha detto che non dovevo preoccuparmi: perché la mia mamma era andata in un posto bellissimo dove ci sono tanti angeli. Io, siccome sono ancora piccolino, ho pochi capelli e quando quello con la manona continuava a fare ciaf ciaf avevo paura di perdere i capelli. Il mio papà, quando ha visto i miei capelli, si è messo a piangere. Ma io dico che i miei capelli non tengono il raffreddore e il mio papà non deve essere preoccupato. Tantissimi grandi hanno abbracciato il papà, lo hanno buttato sopra una poltrona, mia zia ha obbligato il mio papà a bere una camomilla: comunque, tutta questa confusione è buffa, perché tanto io sono sicurissimo che i miei capelli sono contenti di stare con me e non vogliono andare via. Quando sarò più grande sposerò mia zia, perché lei è tanto bellissima: la mia mamma è ancora più bellissima e non porta gli occhiali. Certe volte la zia si soffiava il naso: a dir la verità, tutte quelle persone si soffiavano il naso e si asciugavano gli occhi e allora io mi sono messo un cappello in testa. Quello con tanta ciccia addosso e coperto dal buio, mentre continuava a ciaf ciaf sopra i miei capelli, ha detto che era meglio che qualcuno mi portasse a fare una passeggiata: mia zia, la mia futura moglie, si è scontrata con la mia faccina piccolissima e mi ha dato tanti ma tantissimi bacini e poi mi ha ficcato dentro ad un maglione, ha chiuso il maglione con un cappotto, mi ha appiccicato la sciarpa e schiacciandomi la mano ha portato via il mio corpicino ma io non voglio andare dal parrucchiere e ho pianto un pocchettino; tutti quelli hanno detto: “ E’ un bambino intelligente e ha capito tutto!” E mia zia ha sussurrato: “ E’ un bambino molto sensibile: come la sua povera madre!”

Capricci divini

Adamo ed Eva di Fernando Botero

E Dio ebbe una bizzarria e inventò la donna, ella si sottomise e Adamo ne ebbe timore; ella ne approfittò: escogitò il pianto. Piantò la famiglia e si pappò la mela: il peccato!
Che peccato che la castigata si doveva coprire: non era niente male.
Fu coperta e nacque Caino… poi di nuovo e nacque Abele… quindi ancora e rimase depressa.
La depressione del ventinove uccise Abele: troppo buono.
Ma non buono come il pane: un po’ sciocco e il sale di Caino ne ebbe la meglio. E ogni dittatura ebbe il suo Caino e ogni Caino ebbe il suo Abele. Abele diventò invidioso e assassinò il fratello: egli rigenerò la libertà. Che fu benedetta dalla civiltà del progresso, e venne alla luce il secondo millennio. Che bomba questo millennio.
E dalla bomba non germoglio più nulla!

Da “Con/Fusioni” di Danilo Reschigna. Edizioni IBIS 2002.

La dolce vita

torta gotica al cioccolato con teschio per danilo reschigna

Guai ai guai e auguri alla nascita di un nuovo dolce alla panna. La panna è mamma, e dal profumo cotto, matura la crescita di un nuovo delicato: umida pasta non ancora lievitata ma pronta alla curiosità dei golosi. I golosi sono unti e grassi e il dolce viene aspirato, attraverso squarci di enorme ampiezza, in immensi budelli.

La madre, non ancora soddisfatta della propria opera, aggiunge uvette e canditi: troppo amore rischia di dolcificare un’esistenza fin troppo amara. Il padre, da simpatico e onesto pasticcere, si è trasformato in un accattivante commerciante all’ingrosso e vende, al miglior offerente, la propria creatura. La madre, non ancora sazia del proprio amore, continua ad accarezzare di zucchero velato alla vaniglia il suo dolce preferito alla crema. Ma inesorabilmente, il tempo avanza: l’innocente, dal sapore troppo buono, viene divorato. Il banchetto, iniziato alla luce del primo mattino, si avvia al termine nel buio della notte profonda: della grande torta a due piani è rimasto un misero triangolo, che appoggiato a un lurido piattino di plastica, viene abbandonato in un congelatore.

Qualcuno si ricorda di lui ma ormai è troppo tardi: ha un odore di vecchio e non serve più a nessuno. Con un certo disgusto, e un sorriso ironico, viene scaricato in una pattumiera: ormai nessuno si rammenta del suo antico sapore e nessuno sente riconoscenza per la gioia che ha dato a tanti palati.

Dalla cucina si sente un nuovo profumo:

auguri al nuovo arrivato e così sia!

Tratto da “Non mi ricordo il titolo.” Edizioni Danilo Reschigna.